Il diabete

Cos'è il diabete?

Il diabete mellito è una malattia cronica complessa causata da una mancata o insufficiente produzione dell'insulina, oppure da una scarsa capacità di utilizzarla da parte dei tessuti.

L'insulina è un ormone proteico che ha il compito di facilitare l'ingresso del glucosio nelle cellule e la sua conseguente trasformazione in energia. Questo difetto comporta quindi un aumento delle concentrazioni di glucosio nel sangue, con danno conseguente ad altri apparati corporei, in particolare ai vasi sanguigni e ai nervi.

L'insorgenza del diabete dipende da fattori sia genetici che ambientali.

Si può manifestare in due forme:

il diabete insulino-dipendente (di tipo 1) si sviluppa più facilmente nei bambini e negli adolescenti, anche se la sua prevalenza è in aumento anche nelle persone di età più avanzata. E' quello in cui il pancreas non produce l'insulina essenziale per la sopravvivenza. Sono stati identificati alcuni geni coinvolti nell'insorgenza della malattia e una serie di marcatori genetici utilizzabili per la diagnosi

il diabete di tipo 2 è determinato dall'incapacità del corpo di rispondere in modo adeguato all'azione dell'insulina prodotta dal pancreas. E' molto frequente e rappresenta circa il 90% dei casi di diabete nel imondo. Normalmente si manifesta negli adulti, oltre i 60 anni, ma negli ultimi anni si è notato un aumento della prevalenza anche negli adolescenti. La natura ereditaria del diabete di tipo 2 è nota da tempo, anche se solo recentemente sono stati individuati alcuni geni consistentemente associati al rischio di malattia.

Un terzo tipo di diabete è quello gestazionale, che può insorgere in donne non diabetiche nel corso della gravidanza, ma che in genere scompare dopo il parto. È comunque necessario tenerlo sotto controllo, per ridurre i rischi associati di malformazioni congenite, sovrappeso alla nascita e mortalità neonatale.

Sintomi e diagnosi

La diagnosi di diabete viene effettuata quando il valore della glicemia è superiore a 126 mg/dl, mentre sono considerati valori a rischio quelli compresi tra 100 e 125 mg/dl.

I sintomi possono essere manifesti, silenti o perfino assenti. 

I sintomi classici del diabete di tipo 1 si manifestano all'improvviso e sono rappresentati da:

frequente necessità di urinarie (poliuria), anche notturna (nicturia)
sete intensa e persistente
perdita di peso
stanchezza, faticabilità, irritabilità
fame intensa e costante, voracità
chetoacidosi (disidratazione, vomito, dolori addominali, fame d'aria)

Nel diabete di tipo 2 questi sintomi sono generalmente meno marcati; possono anche non manifestarsi sintomi precoci e la malattia è diagnosticata solo dopo molti anni dall'insorgenza, quando sono già presenti alcune complicazioni.

Fattori di rischio

Nel diabete di tipo 2, uno dei maggiori fattori di rischio è l'obesità o comunque un eccessivo peso corporeo, che rende inefficiente l'attività dell'insulina e favorisce quindi l'insorgenza del diabete. Oltre all'aumento della sedentarietà tipico della vita urbana, per esempio, e delle cattive abitudini alimentari, sono stati identificati come fattori di rischio anche due condizioni definite IGT e IFG.

L'IGT (Impaired Glucose Tolerance, o intolleranza al glucosio) è caratterizzata da un livello di glucosio nel sangue più alto del normale, ma non tale da far classificare una persona come diabetica. In questo caso l'insulina viene prodotta in quantità insufficienti, oppure in una forma non efficace nel controllo della glicemia. Le persone che presentano questa condizione hanno maggiori probabilità di sviluppare una forma di diabete di tipo 2.

L'IFG (Impaired Fasting Glycaemia, o alterata glicemia a digiuno) è un altro fattore di rischio, distinto dall'IGT, caratterizzato da una glicemia elevata anche nei periodi di digiuno. Anche in questo caso, i valori non sono sufficienti a definire una diagnosi di diabete.

Un altro elemento importante è la familiarità per il diabete, che in Italia interessa il 25% degli uomini e il 29% delle donne.

Decorso e complicazioni

Il diabete è una condizione cronica. Se non viene trattato adeguatamente, può comportare numerose complicanze, sia a breve che a lungo termine.

La carenza di insulina comporta un accumulo di chetoni nel sangue e quindi una condizione di chetoacidosi nelle persone con diabete di tipo 1, e un accumulo di acido lattico nelle persone con diabete di tipo 2. D'altro canto, l'assunzione di insulina a scopo terapeutico può provocare episodi di ipoglicemia, cioè un calo improvviso degli zuccheri nel sangue, con conseguente rischio di svenimento e perdita di conoscenza.

Per quanto riguarda invece le conseguenze a lungo termine, sono numerose le complicanze invalidanti legate al diabete, che coinvolgono principalmente gli occhi, i reni, il sistema nervoso periferico e il sistema cardiocircolatorio. In particolare si possono verificare le seguenti condizioni:

 
  • retinopatia diabetica: è un danno a carico dei piccoli vasi sanguigni che irrorano la retina, con perdita delle facoltà visive. Inoltre, le persone diabetiche hanno maggiori probabilità di sviluppare malattie oculari come glaucoma e cataratta
  • insufficienza renale: il diabete è una delle cause principali di questa malattia, anche se la sua frequenza varia tra le diverse popolazioni e a seconda della durata e gravità della malattia
  • malattie cardiovascolari: sono la causa principale di disabilità e morte in persone affette da diabete del tipo 2 (oltre il 50 per cento delle morti per diabete nei paesi industrializzati sono dovute a disfunzioni cardiache). Il rischio di malattie cardiovascolari è da 2 a 4 volte più alto in persone diabetiche che nel resto della popolazione. Tra i fattori di rischio cardiaco nelle persone diabetiche vanno inclusi il fumo, l'alta pressione sanguigna, il colesterolo alto e l'obesità. Il diabete interferisce anche con la consueta protezione dalle malattie cardiache nelle donne in pre-menopausa
  • neuropatia diabetica: è una delle complicazioni più frequenti e secondo l'Oms si manifesta a livelli diversi nel 50% dei diabetici. Può causare perdita di sensibilità, dolore di diversa intensità e danni agli arti, con necessità di amputazione nei casi più gravi; può comportare disfunzioni del cuore, degli occhi, dello stomaco ed è una delle principali cause di impotenza maschile
  • danni gravi agli arti: le modificazioni della struttura dei vasi sanguigni e dei nervi possono causare ulcerazioni e problemi che, nei casi peggiori, possono rendere necessaria l'amputazione degli arti. Questa complicanza, che si manifesta nei diabetici con una frequenza da 15 a 40 volte maggiore che in persone non diabetiche, è il risultato di malattie sia vascolari che neurologiche, e rappresenta la prima causa di amputazione degli arti di origine non traumatica
  • problemi in gravidanza: nelle donne in gravidanza, il diabete può avere diversi effetti sul feto, da alcune malformazioni congenite a un elevato peso alla nascita, fino a un alto rischio di mortalità perinatale.

Prevenzione

Il diabete di tipo 2 è una malattia legata innanzitutto al sovrappeso corporeo e all'inattività fisica: è dunque necessario promuovere l'attività fisica e la scelta di una dieta opportuna, definita in base alle caratteristiche fisiche e allo stile di vita individuali. In soggetti sovrappeso con una moderata intolleranza al glucosio, la comparsa del diabete può essere ritardata o comunque controllata anche con una lieve riduzione del peso corporeo e trenta minuti di camminata al giorno.

Trattamento dietetico

La terapia dietetica rappresenta un elemento fondamentale nella gestione del diabete.

Il controllo ottimale del diabete giovanile insulino-dipendente è impossibile senza una precisa regolazione dietetica, ma anche nel diabete di tipo 2 il regime dietetico risulta indispensabile e rappresenta una misura innocua ed efficace per assicurarne un buon controllo.

Con un corretto approccio dietetico ci si propone di:

 
  • mantenere un buono stato di salute generale mediante il raggiungimento di un ottimale stato di nutrizione
  • mantenere o raggiungere il peso corporeo ideale o comunque compreso nei limiti fisiologici
  • consentire la migliore regolazione glicemica nell'arco della giornata
  • mantenere il livello dei lipidi plasmatici il più possibile vicino ai valori normali
  • prevenire e dilazionare la comparsa e la progressione delle complicanze cardiovascolari, renali, retiniche, neurologiche, correlate al controllo metabolico

L'adesione del paziente diabetico al regime dietetico sarà favorita da una prescrizione attraente e realizzabile, assieme ad un programma personalizzato di informazione, educazione ed autocontrollo.

Trattamento farmacologico

La terapia farmacologica del diabete di tipo 1 consiste nella terapia sostitutiva con insulina.
Il miglioramento del controllo glicemico consente di prevenire la comparsa e la progressione delle complicanze microvascolari (retinopatia, nefropatia) e della neuropatia diabetica: è assai probabile che vantaggi analoghi si abbiano, a lungo termine, nella
prevenzione della malattia cardiovascolare. D’altro canto, la riduzione della glicemia attraverso l’intensificazione della terapia si accompagna ad un aumento del rischio di ipoglicemia. Pertanto, il trattamento del diabete di tipo 1 mira al raggiungimento di glicemie non troppo elevate contenendo per quanto possibile il rischio di ipoglicemie.

Questo può essere ottenuto attraverso la somministrazione di insulina a breve durata d’azione ai pasti (bolus), associata a una insulinizzazione basale ottenuta tramite iniezione sottocutanea di insulina ad azione lenta, oppure attraverso l’infusione sottocutanea continua di insulina ad azione rapida con microinfusori.

Lo scopo principale del trattamento farmacologico del diabete di tipo 2 è quello di ridurre la glicemia, raggiungendo gli obiettivi terapeutici e minimizzando gli effetti collaterali. Ciò richiede spesso combinazioni di più farmaci, la cui scelta deve essere compiuta considerando le caratteristiche del singolo paziente.

La recente terapia di prima linea del diabete mellito di tipo 2 si avvale, oltre che della metformina, di due classi di molecole fondamentali: gli analoghi recettoriali del GLP1 e del GIP (incretine) e gli inibitori dei trasportatori di sodio e glucosio di tipo 1 e 2 ( gliflozine). Queste molecole non solo intervengono sul controllo glicemico e su altri importanti fattori metabolici correlati al diabete, ma prevengono le complicanze cardiovascolari e renali e lo scompenso cardiaco correlate alla patologia stessa.

L’innovazione introdotta con l’utilizzo di queste molecole viene già considerata una tradizione nella terapia del diabete mellito di tipo 2.  L’utilizzo delle gliflozine insieme alle incretine potrebbe allargare le loro indicazioni nel campo della prevenzione primaria delle patologie cardiovascolari e renali correlate alla malattia diabetica.

 
 
 
 


Il piede diabetico
Sindrome metabolica
Le dislipidemie
Steatosi e steatoepatite metabolica

Data ultimo aggiornamento: 16 giugno 2024