Due disturbi del comportamento alimentare che ormai coinvolgono circa il 7% delle giovani donne italiane, sono scatenate da fattori riconducibili più alla psiche che al corpo: una certa fragilità di fondo, un rapporto difficile con la famiglia, la disorganizzazione dei pasti nelle abitudini di casa, modelli di bellezza impossibili da imitare, mancanza di valori.
I disturbi del comportamento alimentare
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) o disturbi dell’alimentazione sono patologie caratterizzate da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo e dalla alterazione delle abitudini alimentari.
Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile.
I comportamenti tipici di un disturbo dell’alimentazione sono: la diminuzione dell’introito di cibo, il digiuno, le crisi bulimiche (introduzione di una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo), il vomito per controllare il peso, l’uso di anoressizzanti, lassativi o diuretici allo scopo di controllare il peso, un’intensa attività fisica.
Alcune persone possono ricorrere ad uno o più di questi comportamenti, ma non necessariamente esse soffrono di un disturbo dell’alimentazione. Ci sono specifici criteri diagnostici che chiariscono cosa debba intendersi come patologico e cosa invece non lo è.
I principali disturbi dell’alimentazione sono l'anoressia nervosa, la bulimia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder, BED) nervosa, la night eating syndrome (disordine alimentare notturno).
Criteri diagnostici
Anoressia
di tipo restrittivo o del tipo con abbuffate e condotte di eliminazione, si caratterizza per:
- perdita di peso o, nella fanciullezza e nella prima adolescenza, incapacità di raggiungere il peso previsto (BMI < 17.5)
- rifiuto e paura di aumentare di peso
- alterata percezione del peso e delle forme del proprio corpo
- amenorrea
Bulimia
si caratterizza per assenza di sottopeso e amenorrea
Nella bulimia nervosa il peso appare invece più spesso normale o leggermente aumentato, mentre sono elemento rilevante le abbuffate di cibo e la loro eliminazione mediante condotte varie.
Disturbi atipici del comportamento alimentare
Binge eating disorder
Disturbo da alimentazione incontrollata (più spesso diagnosticato negli obesi gravi), si caratterizza per crisi accessionali di fame compulsiva, con desiderio irresistibile di abbuffarsi (simili a quelli presenti nella bulimia nervosa), senso di colpa e di vergogna per l’abbuffata, assenza di condotte compensatorie di eliminazione volte a prevenire l’aumento di peso.
Si tratta dell’impulso incontrollato di abbuffarsi senza particolare motivo lasciandosi trasportare dallo stato d’animo del momento. Ansie, paure e tristezze portano a cercare consolazione nel cibo che viene ingurgitato solo per riempire altri vuoti. Ciò avviene spesso quando si è da soli, provocando sensi di colpa e di vergogna per l'abbuffata, che però non sfociano in azioni drastiche come succede nel caso della bulimia: i cibi assunti non vengono espulsi con il vomito.
Questo disturbo alimentare è apparso sulle scene solo negli ultimi anni e si sta sostituendo ad anoressia e bulimia; ad essere colpiti sono soprattutto le giovani donne tra i 25 e i 35 anni. Spesso gli episodi relativi al disturbo non vengono adeguatamente considerati quale sintomo di una patologia alimentare vera e propria.
Night eating syndrome
E' una particolare combinazione di disturbi psicologici: di un disturbo dell’alimentazione, di un disturbo del sonno e di un disturbo dell’umore.
La persona con Night Eating Syndrome (NES) spesso si alimenta scarsamente a colazione e a pranzo, fa una cena normale, ma poi tende a mangiare abbondantemente e in modo compulsivo, con ripetute abbuffate notturne.
Si evidenziano disturbi della qualità e della quantità del sonno con difficoltà di addormentamento. Il sonno è raggiunto solo dopo ripetute abbuffate di cibo e continui risvegli durante la notte, già dopo una o due ore dopo l’iniziale addormentamento, durante i quali viene assunto nuovamente del cibo.
Queste dinamiche suggeriscono che l’alimentazione incontrollata notturna, con le sue ripetute abbuffate, abbiano come fine quello di cercare di ristabilire, senza successo, il sonno disturbato.